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venerdì 4 settembre 2015

La Rusgia di SETTEMBRE!

Ciao a tutti!
Ecco qui l'articolo che ho scritto per la Rusgia del mese di Settembre 2015!
 
 
Buona Lettura!

UNA SERA NELLA STALLA…..una favola vera

Oggi, quando parliamo di lavoro a maglia, di uncinetto, di ricamo e di cucito creativo, pensiamo ad attività che si svolgono nel tempo libero e che solo le più brave e creative sanno fare; in pratica pensiamo ad esse come a degli Hobby.

Anche le donne di una volta si dedicavano a queste attività, peccato solo che lo facessero per necessità e non per ingannare il tempo! Maglioni, pantaloni, sciarpe, guanti e calze venivano fatti in casa; non esistevano negozi di abbigliamento ne tantomeno negozi di biancheria per la casa, per cui, fin da piccole, le bambine venivano iniziate a queste arti. Tutte sapevano cucire, lavorare ai ferri e ricamare.

Voglio, qui di seguito, raccontarvi uno sprazzo di vita quotidiana nella corte ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, dal quale si evidenziano le abilità manuali delle nostre antenate. La narrazione è fatta attraverso gli occhi di un bambino che all’epoca aveva 8 anni, quindi questa è una storia vera….  solo un po’ romanzata!  

E’ una fredda sera d’inverno del 1940, come di consueto alle 17.00 in punto, io, i miei genitori ed i miei fratelli  abbiamo cenato (un po’ di acqua scaldata con una bèla pastà ‘d lard e le verdure… quello che noi chiamiamo minestrone) ed ora che sono le 19.00 è appena suonato il coprifuoco.

 Il portone della corte  è stato chiuso (chi ch’l’è dènta l’è al sicur, chi ch’l’è fòra ‘l grata ‘l mur!)  ed ognuno di noi si sta piano piano dirigendo verso la stalla; in casa il freddo è insopportabile e quindi cerchiamo un po’ di tepore dalle bestie.

All’interno del  nostro cortile abitano altre 4 famiglie oltre alla mia, ed ognuna di noi ha una stalla, chi più piccola chi più grossa, con diversi animali. Questa sera nella nostra stalla sono venuti anche alcuni vicini, fuori è buio pesto e fa parecchio freddo ma le bestie sono tante e con il loro fiato riscaldano lo stanzone. Ci sono: pecore, mucche, conigli,   porcellini d’india,  galline, oche, anatre e il cavallo.

Lo stanzone è fievolmente illuminato; la corrente elettrica è arrivata nelle case e  quindi nella stalla abbiamo una lampadina ( al cèr) che però non fa tanta luce, per cui abbiamo acceso anche  le lampade a petrolio(la lum).

Ognuno di noi ha portato la propria sedia ( cadrèghi’d legn e cadrèghi’d paja) e, mentre gli uomini si mettono comodi sulle balle di fieno a riposare dopo una giornata passata nei campi, le donne chiacchierano e noi bambini ascoltiamo le loro storie.

Appena mi seggo ai miei piedi si è accuccia il Leo. Chi è il Leo? E’ il nostro cane! Quasi tutti quelli del cortile hanno un cane perché è un animale da compagnia, caccia i topi nella stalla, fa la guardia e nei campi quando passa l’aratro lui è sempre dietro a caccia di topolini.

La donne chiacchierano tra di loro e sembra che ci siano nuovi pettegolezzi in Paese; non credo però che tutte queste storie siano molto attendibili perché le donne in questo periodo dell’anno non vanno alla roggia a lavare i panni e quindi le notizie non sono di prima mano….In inverno, infatti, i panni si lavano in casa, in una tinozza con l’acqua calda e poi si appendono ad asciugare sulla stufa.

Alla luce tenue delle lampade vedo i volti delle donne più anziane: la nonna Martina, l’Angiulina, l’Amabile e la Cogiula  che prendono posizione sulle proprie sedie con i piedi appoggiati ad una stufetta riempita di cenere e brace tolta dal camino di casa (la Scaudìna) ed estraggono dal cestone del lavoro (al scistìch da lavor) gli attrezzi del mestiere. La nonna Martina prima di iniziare il lavoro estrae dalla tasca la corona e inizia a far scorrere tra le dita i grani intonando il rosario.

Finito di pregare si siede in mezzo a noi bambini ed incomincia a raccontare una storia: “Nel castello c’erano il re e la regina e la regina aveva messo in cantina due grossi cani a fare la guardia… cani grandi cosi… con bocche grandi cosi…”. Non penso che questa storia si concluderà neanche stasera perché è una storia a puntate che va avanti da giorni e noi bambini ascoltiamo rapiti mentre lei sferruzza rapidamente con le sue abili mani.
Ferri da maglia
 
Ieri sera ha terminato dei sottocalza (Scalfìtt), mentre questa sera si dedica alla parte alta ( Cauzitìtt ) e per farlo estrae dal cestone 4 piccoli ferri a due punte che le serviranno per lavorare in tondo ed un gomitolo di lana. Nonostante sia molto anziana le sue dita si muovono velocemente intorno ai ferri. Il lavoro in tondo a 4 ferri non è semplice, tanto più che a mano a mano che procederà con la lavorazione, dovrà togliere un ferro rimanendo con 3 e poi arrivata alla punta ne toglierà un altro concludendo il tutto con 2 ferri . La parte più difficile sarà il tallone. Cucirà  poi le due parti della calza con un grosso ago da lana.
Lavorazione a 4 ferri
 
L’Angiulina sta invece lavorando, con due lunghi ferri da maglia (al gugi par lavrè a maja)  serrati sotto le ascelle, la parte davanti di un maglione, poi sarà la volta del retro ed infine delle maniche per le quali però utilizzerà anche lei i 4 ferri piccoli.

La lana che stanno usando viene dalla tosatura delle nostre pecore e dalla filatura che le donne hanno fatto questo autunno. Poi, in primavera, tutti i capi finiti durante l’inverno saranno tinti insieme a quelli delle altre donne della corte. In una grossa pentola di rame infondo al cortile verrà fatta bollire l’acqua insieme a fiori e foglie di diverse piante a seconda del colore che si vorrà ottenere. Per esempio i fiori di papavero serviranno per ottenere il rosso, mentre le castagne matte (ippocastano) tingeranno i capi di marrone.
Particolare di un ricamo
 
Alcune sedie più in la, le bambine stanno imparando a ricamare per preparare la loro dote (la dòta).
Esempio di dote
 
 Le più piccole fanno punti semplici (punto giorno – l’asgiur, punto pieno – punt pich, punto erba – punt’èrba,) mentre le più grandicelle si stanno esercitando con il punto ombra( punt’umbra) e il punto mosca ( punt musca). Quasi tutte sanno già lavorare anche all’uncinetto ( al cruscè), ma qui nella stalla c’è poca luce e si fa fatica a vedere bene i punti…

Una volta alla settimana passa, di corte in corte, un signore di Novara (l’ambulant dla stòfa) con il suo carro trainato da un cavallo che vende pezze di stoffa. Tutte le donne escono di casa per andare a curiosare tra la merce e gli scampoli acquistati e sapientemente ricamati diventano lenzuola, coperte, tovaglie e fodere di tela (lantzòj, quèrti, tuaji e fòdri’d tèla)

Di fronte a me siede la mia mamma che, con ago, filo, ditale e ovetto di legno (gugi, fil fòrt, didà, indighè) sta rammendando un paio dei miei pantaloncini. Noi bambini, infatti, anche d’inverno portiamo pantaloncini corti e il freddo penetra nelle nostre ginocchia facendole diventare tutte rosse. Gli uomini invece portano pantaloni lunghi e sempre fatti in casa.
Uncinetti, ditale e bottoni
 
Tutti gli attrezzi per cucire e rammendare (forbici- furseti, aghi-gugi, ditali-didà, spolette di filo-spuleti da fil, bottoni –butòj, fettuccia-stròpa) si possono comperare da alcune donne, provenienti da Galliate, che una volta alla settimana, spingendo a mano un carretto montato su una ruota di bicicletta, passano di casa in casa proponendo la loro merce.

La storia della nonna Martina procede spedita ma io non la ascolto quasi più. La fievole luce, l’odore del latte, del fieno , dei carboni accesi int' la scaudìna e questo tepore mi fanno chiudere le palpebre, un senso di stanchezza ma anche di serenità mi pervadono. In lontananza il campanile della Chiesa suona le  22.00 ed è ora di lasciare la stalla e di rientrare in casa a dormire…. domani sarà un’altra lunga giornata nei boschi a far legna.
Forbici, spolette di filo e ditali
 

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